Alessandro Mariani
- 20/07/2012 18:57:00
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" Ostia ibridata" è unimmagine bellissima: sembra essere nel momento in cui il parroco la intinge nel vino; poi la metamorfosi dellostia nel calice, il corpo nella mondo. Un passaggio triste, quasi desolato, ci porta verso unamara descrizione di mondi mai nati, paragonati a bambini, che sembrano avere espiato le colpe di qualcuno. Dice il romanzo di Saramago, " Il vangelo secondo Gesù Cristo", che quando Gesù morì sulla croce disse " Padre, fa che gli uomini perdonino i tuoi peccati". La tua però non mi sembra una provocazione ma attestazione della realtà, spesso squallida. Ultimo passaggio che scioglie i precedenti materialismi, quando entra in gioco la figura della brina; sulla pianura forse cè ancora speranza di procreare qualcosa di nuovo. Spero di averla capita ( anche se linterpretazione è sempre una cosa personale). Un caro saluto
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Loredana Savelli
- 20/07/2012 13:36:00
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Ci sono termini (lessemi?) in questa poesia (ostia, carne profetizzata, giglio, annuncio, simbolo, stendardo) che mi fanno pensare a uninnocenza negata, a un figlio "non nato". Ho letto molto dolore, molta fatica, molta rassegnazione.
Mi commuove perché la maternità è un compromesso tra il dare alla luce e il togliere dalla luce, è un "tempo tecnico" che può essere lancinante sia che il figlio nasca, sia che il figlio non nasca. Perciò mi commuove anche la dedica a Luca Soldati.
Un abbraccio a entrambi.
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